domenica 22 agosto 2010

Lorenzo e Sofia

Salve,

Da una decina di giorni sono venuti a trovarmi Lorenzo, figlio di amici, e Sofia, la sua ragazza.


Quest'ultima ha iniziato proprio male la permanenza qui: la prima notte ha avuto un attacco di vomito e diarrea (cause rimaste sconosciute) che l'ha disidratata. A mezzogiorno, dopo averne provate diverse, mi sono deciso a portarla al pronto soccorso dove è rimasta quasi 5 ore, ma dal quale è uscita quasi come nuova dopo una flebo di liquidi e un po' di medicine. Io sono andato dentro per le traduzioni, Lorenzo invece è dovuto rimanere ad aspettare fuori tutto il tempo. "Coitadinho", diciamo da queste parti.

Mi sembra interessante per una volta cedere la tastiera a loro per recuperare il gusto e forse lo stupore del primo impatto con questa terra che, per comprensibili ragioni, riesco a trasmettere sempre meno. Eccoli.


Ci sono tante cose di qui che per noi sono totalmente nuove, sono belle e laceranti al contempo... Siamo totalmente affascinati da questo popolo, dal mondo colorato e pieno di musica che sono riusciti a costruire nonostante la miseria in cui vivono, e a volte siamo anche schifati da questa miseria, dal puzzo e dal fango che sono ovunque!
Sono un popolo affettuoso, accogliente; la scorsa settimana dopo la Messa ci hanno cantato un canto di benedizione, imponendoci le mani! Ci siamo commossi... Abbiamo fatto esperienza di cosa significhi essere Chiesa: molto probabilmente noi non saremmo stati così calorosi nei confronti di uno straniero.

Abbiamo visitato alcuni parrocchiani: ogni volta che entriamo in una delle loro case ci viene offerto qualcosa da bere o da mangiare che è bene accettare per rendere onore all'accoglienza. Lunedì scorso siamo andati a trovare una signora malata: una famiglia di 4 donne vive in due stanze di pochi metri, tutto è cemento, non ci sono finestre e ci piove dentro; nonostante questo ci hanno offerto il caffè, i biscotti, lo yogurt alla fragola... Sono persone solari, affettuose, volenterose.

Molti di loro vivono in tuguri di 10 mq, abitazioni che un tempo erano palafitte (alagados) e che con gli anni hanno trasformato in "case" di cemento (sotto l'asfalto e la terra rossa delle strade si trova lo strato originario; di rifiuti e il mare). Sono un popolo che vive ancora una sudditanza psicologica verso il mondo dei bianchi (oltre a noi i "brancos" in questo quartiere di periferia sono pochissimi, si contano sulle dita di una mano), un popolo che non ha gli spazi adatti nelle scuole municipali (in 3 aule riescono a farci entrare 224 bambini in 2 turni giornalieri), che non conta niente per nessuno e che nonostante tutto questo non si perde una puntata di "Passioni", la telenovela più popolare il cui protagonista è italiano e vive nei quartieri ricchi di San Paolo.
Stiamo conoscendo persone eccezionali, che stanno impegnando tutta la loro vita per sostenere il proprio popolo: venerdì abbiamo incontrato Irmã Violeta, una donna che, dopo un matrimonio fallito, ha scelto di consacrare la sua vita pur continuando a fare la mamma di un ragazzo di 22 anni. Ha fondato un ordine che ha fuso insieme la spiritualità francescana e passionista, e per ora é l'unica sorella ad appartenervi. Nella sua casa spoglia e semplice, ogni angolo rimanda a un luogo della Bibbia: vi ospita chiunque abbia bisogno di una doccia e un pasto caldo. Violeta ha gli occhi buoni...

Oggi abbiamo conosciuto Edvania, la responsabile di una casa che ospita da 2 anni "persone che vivono in una condizione di strada" (attenzione alla definizione, non "senza casa" o "barboni"!). Ha iniziato insieme ad altri piú o meno 10 anni fa dalla strada, aprendo ai "Moradores de rua" una chiesa inutilizzata (Trindade, dove ancora non siamo stati), adibita all'inizio come dormitorio e poi pian piano diventata una vera e propria comunità.
La parola che domina le nostre riflessioni è CONTRASTO: ci sono persone splendide e trafficanti di droga che uccidono per 8 Reais (circa 3 Euro), grattacieli nei quartieri ricchi e tuguri di fango e cemento nelle periferie, gente che ci abbraccia con calore e altre che sono pronte a rapinarci appena sentono parlare italiano. Ci sono gli stivali decisamente kitsch di camoscio (nonostante qui la temperatura invernale non scenda mai sotto i 15 gradi) e le infradito di plastica; c'è il sole battente e l'acquazzone che allaga tutto (e fa risalire il mare sottostante le zone ex-alagados). C'è tanta miseria, ma anche un'estrema dignità nei volti della gente.
E poi ci sono i bambini... qui a Bahia sono i più belli del mondo, dicono...
Davvero abbiamo la sensazione di essere dall'altra parte del mondo... E che tristezza sentirsi un po' più a casa dentro ad un centro commerciale!

Sofia e Lorenzo

PS. Un po' di curiosità:
  • non si può buttare la carta igienica usata nel WC perché il sistema fognario è ancora quello dell'imperialismo coloniale e rischi di inondare la via di cacca....
  • le arance qui hanno la buccia verde
  • siamo in periodo di campagna elettorale: la pubblicità viene direttamente dipinta sui muri delle case e delle strade e ci sono delle macchine con la musica a tutto volume che passano per pubblicizzare i candidati, quindi sono dotati di bandiere varie e la musica che diffondono (di solito samba, axè o simili) inneggia i candidati (il "meno mane che Silvio c'è" brasiliano)
  • quando scendi da una macchina non puoi sbattere la portiera, è segno di maleducazione, la devi accompagnare
  • mangiano vagonate di riso e fagioli, a volte carne alla brace e friggono tutto nell'olio di palma.


Grazie a Lorenzo e Sofia. Tra una decina di giorni arrivo. Nel frattempo...

Fate i bravi.

Luca

Condividi