mercoledì 2 dicembre 2009

"Dois aninhos" di Bahia

Ciao gente!
Sembra ieri, ma sono entrato nel mio terzo anno tropicale. Mi sento sempre un po' spaesato, ma - in misura differente - in realtà è una sensazione non nuova, anzi mi accompagna da molto tempo.

"(I cristiani) Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera". Sono sempre stato affezionato a questo brano della (Lettera) A Diogneto, uno dei primissimi documenti della Chiesa antica (V.5. Per chi vuole approfondire ecco il link alla lettera intera). Oggi, comprensibilmente, di più.

Ciò non toglie che la visita italiana di settembre-ottobre mi abbia fatto un enorme piacere, venato solo dal rimpianto che anche stavolta non ho avuto tempo e testa per dedicare il tempo che avrei voluto a tutte le persone che desideravo. Pazienza.


Quando sono rientrato mi sono tuffato subito nel delirio della "Festa da Padroeira". Se il tema era catechistico, la forma era biecamente devozionale, fortemente voluta dalla gente e in effetti ha portato livelli di partecipazione sorprendentemente alti. Per uno come me che ha sempre vissuto con snobistico disagio la dimensione devozionale della fede si è trattato di una dura prova. Penso però che ne sia valsa la pena. Interessante il tentativo di coinvolgere per l'occasione le realtà sociali del quartiere. Ecco una rappresentanza della Polizia Militare


e questo sono io in una posa piuttosto compresa.


In realtà poi continuo la mia ricerca di come proporre una fede il più possibile incarnata "neste chão" (in questo suolo), cosa che da un lato comprende sicuramente la religiosità popolare (devozione), ma va anche ben oltre, credo. Epperò non vedo grandi modelli. Sto iniziando a conoscere il Cebi, un centro ecumenico di studi biblici che è un po' l'ultimo ridotto di esperienze orgogliosamente sovversive (di quello che Emmanuel Mounier, filosofo personalista comunitario cattolico - tanto per non ingenerare equivoci - chiamava con efficacia "disordine costituito") come la lettura popolare della Bibbia. Staremo a vedere. Di sicuro da quel tipo di sensibilità è nata la "Casa do Sol", fondata da Pe. Luis Lindtner (italiano, non a caso ammazzato qualche anno fa) e Pina Rabbiosi che invece, tra molte difficoltà anche familiari, resta sulla breccia. Anche qui voglio approfondire, ma da quello che mi racconta Laura - un'amica italiana che sta facendo un anno di esperienza sull'educazione popolare - è qualcosa di molto vicino a quello di cui ci sarebbe bisogno anche da me. Domenica vado a cena da Pina e cominciamo a parlare.


Immagino che più d'uno sia interessato su come continua la saga di Tia Mira. Bene, dopo aver più o meno assicurato la sopravvivenza, ora c'è da fare in modo che la Creche possa uscire dalla situazione di perenne emergenza, che tra l'altro non fa bene alla salute di Tia Mira, per conquistare finalmente una stabilità amministrativa. Purtroppo non sarà né facile, né immediato. Però ci proviamo. "Graças a Deus" Luisa, una consacrata italiana con una eccellente esperienza in amministrazione qui in Brasile, ha iniziato a prendere in mano la cosa. Il quadro immediato è quasi disperato, ma lavorando bene entro qualche anno le cose potrebbero anche risolversi, "se Deus quiser". Quando avrò il "piano industriale" ve lo parteciperò.


Una cosa pesante stando lontano è il senso di isolamento nei confronti di eventi delicati e dolorosi nel presbiterio della mia Chiesa, come la condanna di Roberto (Berti) e l'allontanamento dalle Piaggie di Alessandro (Santoro), con ciò che l'ha preceduto e ne sta seguendo. Con quest'ultimo peraltro mi lega un legame di amicizia e di affetto che risale al seminario, cosa che rende le notizie - e l'impossibilità di elaborarle emotivamente in una conversazione o anche in uno scontro - parecchio pesanti. Ma anche questo era in preventivo.


Dieci giorni fa abbiamo avuto il nostro momento "spettacolare". Stavo celebrando la Messa nella comunità più piccola quando per la strada si è sentito uno sparo. Naturalmente abbiamo chiuso la porta e le finestre sulla strada e abbiamo provato a continuare la celebrazione, con poco profitto, però. L'elicottero della polizia ha continuato a volteggiarci sopra per più di mezz'ora e la devozione dei fedeli devo dire che ne ha alquanto risentito. Per dirla tutta erano piuttosto terrorizzati. Io invece, forse incoscientemente, mi sentivo abbastanza tranquillo con le porte chiuse. Ho saputo poi che tre giovani avevano ucciso in un mercato un tenente della polizia (qui basta essere riconosciuto come poliziotto per essere ammazzato senza altre formalità) e la polizia aveva immediatamente messo in piedi la vendetta, catturando il primo, facendo irruzione e uccidendo a sangue freddo uno dei presunti omicidi e cercando l'altro per fargli fare la stessa fine. Quest'ultimo però sembra sia riuscito a scappare. Si dice in quartiere che la pistola non sia stata ritrovata e che sarà quella che nelle prossime settimane ucciderà il poliziotto di qui che ha indicato alle forze speciali la casa del ragazzo freddato. Meno male che la mia mamma, in visita qui fino al 15, quel giorno era fuori Salvador a partecipare a una gita. Anche se poi la gente (benedetti loro!) si è incaricata di raccontarle tutti gli eventi spettacolarizzando i toni come si fa in queste occasioni. Vabbè.


E ora l'angolo della vanteria. Dopo mesi di tentativi sono riuscito a installare una versione di Linux leggerissima e in portoghese (Ubuntu con LXDE, una leggerissima interfaccia grafica, come segnalatomi da Max, che ringrazio) in grado di dare nuova vita a quelli che ormai sono gloriosi ferrivecchi e a renderli idonei per farci corsi di alfabetizzazione informatica. Ora bisogna trovare chi ha tempo da perderci. Comunque sono soddisfatto del risultato che mi conferma che il software "open source" ha davvero molteplici potenzialità.


Se tutto va bene tra non molto tempo la parrocchia potrebbe finalmente avere una casa parrocchiale. I miei padroni di casa hanno deciso di trasferirsi e mi hanno offerto di comprare l'edificio (2 appartamenti). Secondo me sarebbe un'ottima soluzione anche per l'ospitalità e durante la visita italiana ho fatto debita richiesta. Sto aspettando fiduciosamente la risposta, cosciente che in Diocesi in questo momento c'è ben altro che monopolizza attenzioni e preoccupazioni. Ma arriverà anche il mio turno. E sennò a anno nuovo farò partire rispettosa sollecitazione...


Ecco per finire la piada baiana di oggi:
- Baiano, che mestiere fai?.
- Nessuno, amico. io non lavoro.
- Che bello. Allora sei ricco di famiglia?.
- Beh, io no. Però mia moglie conosce un tizio che lo è.

Fate i bravi.

Luca

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sabato 5 settembre 2009

Sono vivo e tra poco arrivo

Ciao gente!

davanti alla tv dove la Seleção brasiliana sta umiliando l'Argentina di Maradona - una soddisfazione nazionale da queste parti - ho deciso di riscuotermi dalla mia apatia epistolare che dura ormai da maggio e dare una prova della mia esistenza in vita.

Intanto confermo le indiscrezioni che cominciano a circolare, e cioè che tra poco più di una settimana (per la precisione i 15) arrivo in Italia e ci starò un mese giusto giusto. Ne ho decisamente voglia: quest'anno, esaurito come è naturale e giusto l'entusiasmo della novità, si è rivelato più pesante. Ci sono stati momenti in cui mi ha pesato parecchio essere di là dal mare Oceano e non poter farmi vicino, almeno materialmente, a persone alle quali voglio bene e che passavano momenti difficili.

In realtà immaginavo che ci sarebbero stati, e questa è stata esattamente la ragione che mi ha fatto rifiutare la prima proposta di venire in Brasile in attesa di una maturità che mi avesse concesso di sopportarli. In effetti per ora sembra che quei calcoli si siano rivelati corretti. Graças a Deus, come si dice da queste parti.

Devo a molti un ringraziamento per l'aiuto all'asilo "di Tia Mira". I soldi che mi sono arrivati e che, al netto del recupero di quanto avevo anticipato, ho subito ripassato, sono stati decisivi per rimanere a galla in un periodo finanziariamente molto difficile. Porterò in Italia 3 o 4 etti di carte per rendere conto in dettaglio a chi lo desideri di come sono stati impiegati. Purtroppo il comune continua a non passare i contributi e finché questo problema non si risolve le prospettive di un equilibrio nei conti dell'asilo è decisamente chimerica. Vi aggiornerò.

Di cose in questo periodo ne sono successe, naturalmente. Andando a volo di uccello ricordo il São João (San Giovanni) che ho passato nell'orfanato vestito da "caipira" secondo tradizione.


Poi la nuova comunità che si riunisce nel Salone S. José e che continua a camminare. A me piace celebrare in una comunità piccola: non hai davanti un "pubblico" ma delle persone con le quali è possibile dialogare e non solo nell'omelia.



L'avvenimento che ha maggiormente marcato questi mesi è stata senz'altro la visita di Massimiliano (don), Andrea, Michela, Marco e Laura, gruppetto in "turismo missionario" (detto col maggior rispetto per la definizione) nella Bahia.

(L'Argentina, in un soprassalto di orgoglio, ha "accorciato le distante". In realtà non ho fatto a tempo a finire la frase che la Seleção ha chiarito con Luis Fabiano la propria superiorità. Così c'è quasi più gusto).

Hanno potuto sperimentare la mia mancanza di organizzazione e l'accoglienza baiana. Tutto sommano penso che ci abbiano guadagnato. Tra le più contente le ragazze del sempre erigendo gruppo giovanile.


Alla fine li ho praticamente costretti a ringraziare offrendo una cena a base di pasta, in varie qualità.


La gente ha gradito. A proposito, non ho le loro email. Chiedo il favore al CMD, mandante del crimine, di girare il messaggio ai visitanti.

Bene, in attesa di vederci in Italia chiudo con un'altra "piada", sempre sulla pigrizia baiana. Due baiani in un bar: - Mi puoi dire se la mia lampo è aperta? - Oxente (esclamazione di sorpresa che non so tradurre) perché? non vorrai che te l'apra! - Non perderti in chiacchiere: à aperta o no? - No. -Ah, va bene. Vorrà dire che a pisciare ci andrò domani.

Consumata l'umiliazione argentina posso chiudere e salutarvi.

Fate i bravi.

Luca

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venerdì 8 maggio 2009

Pioggie e Tia Mira

Ciao gente!

qui è cominciato a piovere. Ma di brutto. All'inizio l'abbiamo presa come una liberazione. Non se ne poteva più. Sembra impossibile, ma non si vedeva l'ora che finisse l'estate. Poi i primi campanelli d'allarme: strade allagate (normale!), un sabato pomeriggio è saltata la Messa nella comunità di São Paulo a Baixa do Petróleo perché il tetto non ce l'ha fatta a opporsi all'acqua che l'ha reso inagibile. Succede anche questo. Poi le immagini sconfortanti.



E qui siamo in in bairro "nobre" (nobile)

Nei bairros popolari invece succede che tre persone muoiano a causa di uno smottamento,


o che una bambina di 6 anni in un vicolo trasformato in un torrente dalla pioggia cada in una fogna aperta e venga trascinata via con la madre che aveva cercato di afferrarla. Per chi conosce un po' Salvador è successo in una traversa della San Martin vicino al Largo do Tanque. Il corpo della bambina è stato ritrovato a Iguatemi di fronte al Detran.

E poi c'è chi baianamente la prende con filosofia.



Altra conseguenza poco simpatica di queste acque a giro è l'impennata del rischio di beccarsi la leptospirosi. Ma tanto dei problemi che non hanno soluzione è inutile preoccuparsi.

Le foto sono prese dal sito de A Tarde. Spero che non me ne vogliano.


Il venerdì dopo Pasqua ero a pranzo dal Cardinale insieme agli altri fidei donum (solo i preti, contrariamente a quanto faceva dom Lucas 20 anni fa e mi sembra addirittura dom Avelar. E poi non venitemi a dire che non c'è un'involuzione neoclericale). Momento tutto sommato piacevole, anche se, ripeto, decisamente clericale. Il disagio è scattato al momento di un giro d'orizzonte politico sui rispettivi paesi. Tutti ritenevano il nostro Presidente del Consiglio un tipo piuttosto "eccentrico" per usare un eufemismo. Purtroppo tutti, ma proprio tutti dal Cardinale in giù, erano, evidentemente, disinformati dalla Stampa-di-sinistra onnipresente nel mondo. Forse il Nostro pensa che sia un problema solo italiano, ma se è così si sbaglia: qualcuno lo informi, per favore. Io tacevo per carità di Patria, sentimento che all'estero ti prende a tradimento. E meno male che ancora la Signora non aveva esternato!


Il compleanno di quest'anno è stato molto meno pirotecnico di quello passato. Meglio così. Non poteva naturalmente mancare il dolce e il canto degli auguri.



E ora una decisione sofferta. Vi coinvolgo nel cedimento sbracato sul fronte del mio atteggiamento snob di non chiedere - come tradizione di ogni buon missionario che si rispetti - aiuti in denaro ad amici e parenti.

Si tratta dell'asilo di Tia Mira. Qualcuno ne sa già qualcosa, altri forse no. Provo a riassumere traducendo liberamente un articolo che è uscito nel primo numero del nostro rinnovato Bollettino comunitario.

L'asilo è nato dall'iniziativa di Donna Maria Almira dos Santos, meglio conosciuta come Tia (zia) Mira. Vedeva bambini rinchiusi in casa perché le mamme (manicure, donne delle pulizie, raccoglitrici nella spazzatura di materiali riciclabili) dovevano uscire a lavorare, così iniziò ad accogliere questi bambini in casa. I primi cinque bambini furono Elizana e Elionar, oggi studenti, i fratelli Adriano e André, uno militare e l'altro falegname, e Gilmarcos, che oggi lavora nel riciclaggio.



Il 1º Maggio 1988 fu fondata l'"Associazione di Beneficenza Flor de Mães" (Fiore delle Madri), oggi "Scuola Comunitaria Frutos (Frutti) de Mães". In un primo momento si unirono al progetto madri che trovavano lavoro e che aiutavano in cambio di un piatto di cibo. L'asilo era mantenuto attraverso donazione e l'LBA (Legione Brasiliana di Assistenza, una specie di fondazione presieduta dalla moglie del Presidente brasiliano). Per il fatto però di non avere una sede non riusciva ad avere aiuti dagli organi pubblici, quindi decise di cercare un terreno, invadendo una fabbrica abbandonata (ricovero di delinquenti e tossici), lo ripulì con figli ed amici, costruì un capannone e via.

L'anno scorso fu obbligata a ristrutturale la gestione e il primo passo fu di ridurre il numero di bambini per poter raggiungere gli standard qualitativi richiesti. Col bel risultato, mancando ogni alternativa, di lasciare decine di ragazzi per la strada. Ma l'alternativa era la chiusura completa per mancanza di requisiti.

Quest'anno sono iscritti 250 bambini da 1 a 10 anni con 21 persone che a vario titolo lavorano là dentro.



Tia Mira ha sempre anteposto la generosità al calcolo, col risultato che ora, anche a causa di un blocco delle contribuzioni della Prefettura (municipio) si trova in una situazione finanziaria disperata. Alcuni amici, tra cui io, ci siamo coalizzati per "incoraggiare" un ricambio nella gestione e una amministrazione più attenta dell'asilo, con risultati promettenti, sembra.

Però tutto questo diventa inutile se non si supera l'attuale "crisi di liquidità" che pure contribuisce ad aggravare i problemi (i grossisti non fanno credito, i commercianti al dettaglio, alcuni, sì. Ma i prezzi sono incomparabili. Solo per fare un esempio). Sto accompagnando da vicino l'evoluzione dell'asilo e continuerò a farlo. Vedo, ripeto, segni incoraggianti. E comunque non si possono lasciare 250 bambini dei più poveri (alcuni vivono ancora nelle palafitte) per la strada. Non esiste.



Domenica 7 giugno i miei genitori organizzeranno, con l'aiuto di amici, un pranzo di raccolta fondi a Cavallina nel giardino di casa. Chi fosse interessato può contattarli allo 0558420501.

Qualcun altro mi ha detto di avere già dei soldi da parte o che comunque ha voglia di contribuire. Vi propongo di comunicarmi la cifra che ciascuno può raccogliere in modo che la possa in parte anticipare tirandola da altri fondi con la certezza di poterli ricoprire a luglio quando viene don Gilberto.

Le necessità appurate ieri sono (cambio Euro-Reais di oggi intorno ai 2,80):

R$ 6.477,57 bollette di acqua, luce e telefono da pagare
R$ 10.500 stipendi arretrati
R$ 1.000 mano d'opera necessaria per mettere in opera un tetto ed evitare che piova nell'asilo (sulla parte adeguata per esigenza della Prefettura).

Per coprire le emergenze c'è bisogno di 17.477, 57 Reais, pari - oggi - a circa 6240 Euro. Cifra rilevante, ma non impossibile, con l'aiuto di tutti. Per onestá premetto che non saranno sufficienti, perché ancora il processo di riorganizzazione non è compiuto, ma leveranno comunque da un grosso affanno.

I soldi possono arrivare tramite i miei genitori, il Centro Missionario Diocesano (0552710730. Ancora non lo sanno, ma ci conto...), per chi lo conosce direttamente don Gilberto (idem...).

Bene, persa anche questa verginità andiamo avanti (meno male che comunque me ne resta ancora qualcuna...).


Chiudo con una nota leggera. Prima del pranzo col Cardinale sono passato in un paio di librerie (i vizi ti accompagnano ad ogni latitudine!). In una ho trovato una gustosa raccolta di barzellette sui baiani e mi è sembrato che tratteggino bene l'immagine collettiva di questo popolo. Ve ne racconto (in traduzione libera, come si fa con le barzellette) una alla volta, per farmele durare. Ecco la prima, che gioca sulla nomea della pigrizia di questo popolo.

Due poveri baiani dell'interno sono seduti all'ombra di un albero lungo la strada. Passa un macchinone e dal finestrino vola via una banconota da 100 Reais che va a finire proprio di fronte a loro, sull'altro lato della strada. Dopo una mezz'oretta di completa immobilità e silenzio uno fa, speranzoso, all'altro: - Ehi, amico. Hai visto? Se il vento gira oggi abbiamo rimediato la giornata!

Fate i bravi.

Luca

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lunedì 23 marzo 2009

Carnevale, Quaresima e un vecchio debito

Ciao gente!

Riscorrendo questa lettera la trovo alquanto prolissa. Dopo la fatica che ho fatto per scriverla però non ho proprio voglia di tagliarla, vi riconosco quindi i diritti del "decalogo" di Daniel Pennac (Come un romanzo), in particolare l'1 (di non leggere), il 3 (di non finire) e l'8 (di spizzicare). Ma sperando sotto sotto che invece valga la pena affrontare il cimento.

CARNEVALE

Superato quasi incolume il carnevale. Unico danno collaterale la scomparsa dalla tasca della fidata macchina fotografica che tante soddisfazioni mi aveva dato. È successo l'ultimo giorno, dopo che altre tre volte mi ero immerso in quella bolgia senza particolari problemi (ma anche senza macchina). In realtà portarla là è stata un'imprudenza, ma la voglia di raccontare - anche con le immagini - quell'immane casino era veramente tanta, col risultato di aver perso documentazione e macchina. Capita.

Per orientarsi ricordo che il carnevale soteropolitano è la maggior festa di piazza al mondo e si aggruppa su tre "Circuiti": Campo Grande, Barra e Pelourinho. I primi due sono caratterizzati dalla presenza dei "trio elétrico" camion con enormi bilici dove è montato un palco dove si esibiscono i cantanti o le band e circondati dal "bloco" di riferimento, turma di entusiasti che di solito hanno sganciato fior di quattrini per avere il diritto di entrare nello spazio delimitato da cordoni che circonda il trio e di accompagnarlo per tutto il circuito. Il terzo è più tradizionale, con bande di fiati e/o percussioni. Ma ne ha già parlato diffusamente l'anno scorso.

Ho fatto un totale di quattro visite insieme a Luisa - italiana - e a Janailton, un ex ragazzo dell'orfanato che ha badato a noi (infatti la macchina è scomparsa quando me ne sono andato da solo...): giovedì sera al circuito di Campo Grande, quello storico, per una prima ricognizione. Sabato in quello di Barra tentando di vedere Daniela Mercury, ma siamo arrivati in ritardo (in quei giorni arrivare con i mezzi pubblici, ma anche quelli privati, sui luoghi del carnevale non era semplicissimo). Ripiegato sui Timbalada (e altri). Domenica pomeriggio tutto sommato rilassante al Pelourinho. Martedì finale col botto a Campo Grande: Chiclete con Banana e l'immensa Ivete Sangalo, nonché una turma incontabile di Filhos de Gandhy, il più grande e celebre afoxé della Bahia e tanti altri con i quali non vi annoio.

In mancanza di foto (sigh!) vi metto dei link a filmati in rete. Chi ha una decente ADSL dovrebbe poterli vedere in tempo più o meno reale. Gli altri forse è meglio che lascino perdere. Il mondo è ingiusto, lo so. Per i negati dell'informatica: cliccando sul sottolineato dovrebbe partire automaticamente il collegamento al filmato. In caso di riproduzione intermittente di norma è sufficiente mettere in pausa e attendere che si carichi (linea rossa alla base) per poi riprendere la riproduzione.

Allora, prima di tutto una pedante lezione sulle differenze di approccio alla musica degli artisti italiani e brasiliani. Illuminante, a mio avviso, una sinossi della stessa canzone (Eva, di Tozzi-Bigazzi) qui in versione originale

e qui nella rivisitazione brasiliana di Ivete Sangalo che, dopo averla cantata quando era la voce della Banda Eva l'ha usata (anche) per aprire il suo concerto nello stadio di Salvador tre o quattro anni fa.

A mio modesto avviso mi sembra che non ci sia storia...

Ecco poi alcuni filmati del carnevale. Iniziamo di nuovo con Ivete (lo so, sono stucchevole, ma è di gran lunga la mia preferita) ripresa sul suo trio (Demolidor 3, costato 1.000.000 di euro, tutto dorato, strumenti compresi e con all'interno una suite di lusso per il riposo dell'artista) mentre canta il maggior hit di questo carnevale: "Cadê Dalila" (di Carlinhos Brown) che ha dato anche il nome alla tradizionale influenza postcarnevalesca (sapete, lo scambio di germi in questo periodo è intenso come potrete constatare più sotto).


Ecco invece la cristianissima e neomamma Claudia Leitte (che non mi pare sia sposata, ma qui è un dettaglio. Comunque ogni paio d'ore si ritirava all'interno del trio per allattare). La sua hit, che ha conteso a Dalila la palma della miglior canzone, cavalcava perfettamente nella tradizione spregiudicata del carnevale accompagnata com'era, nell'esecuzione, dall'invito a sessioni collettive di baci in bocca, proposta in genere accolta con entusiasmo dai foliões. Chi avesse problemi con questo tipo di immagini meglio che salti il link.

Chiudo con gli Chiclete com Banana (letteralmente: gomma da masticare alla banana) con l'hit Flutuar.

Chi si fosse incuriosito basta che vada su YouTube e cerchi "carnaval salvador 2009" e si leva la voglia.

I giornali di Salvador inserivano sempre nei loro reportage una presa di culo per il modo sgraziato col quale i "gringos" si dimenavano a ritmo di musica. Nel mio caso era perfettamente meritata. Pazienza.

Ma il carnevale non è solo gli artisti sul trio, è anche tutto il contorno. Turme di ragazzi supereccitati che fanno caciara sugli autobus, controllori rassegnati e sostanzialmente indifesi che trattano con cortesia gli ubriachi più aggressivi e non fanno una piega quando questi ultimi (ma anche altri) saltano i tornelli per non pagare, omoni di 90 chili con baffi e peli di ordinanza acconciati da gentili disinibite donzelle (qualcuno - per me - ci marcia, ma non è questa la lettera per entrare nel difficile tema della problematica accettazione sociale dell'omosessualità nella Bahia), autobus che entrano direttamente nel pronto soccorso per lasciarci una ragazza in coma etilico o quasi (ero uno dei passeggeri, senza coma etilico). E poi è anche bambini che raccattano le lattine vuote per tirar su qualche spicciolo (immagine che è una botta nello stomaco). Ed è anche una ragazzina di 10-12 anni che ha fatto la comunione in parrocchia lo scorso anno, che ho incontrato - sola - uscendo dalla stazione degli autobus a vendere birre dietro una enorme cassa di polistirolo riempita di ghiaccio (e birre, naturalmente).

Sentimenti contrastanti, come è naturale in questa terra di grandi contrasti.

Comunque io alle 11 di sera del martedì ero già a letto, decisamente cotto, pregustandomi una mai così agognata Quaresima. La città invece continuava imperterrita a festeggiare. Anzi, con la scusa di "trascinare" via quanti erano rimasti in strada il Mercoledì (delle Ceneri) c'è stato l'ormai tradizionale "Arrastão" condotto da Ivete Sangalo e Carlinhos Brown, accompagnati da Timbolodumbalada, l'unione delle bande di percussioni Olodum e Timbalada. A pensarci bene concettualmente non mi sembra molto peggio delle sfilate "di recupero" normali al Carnevale di Viareggio.


QUARESIMA

Qui la Quaresima segna l'inizio dell'anno pastorale ed è marcata, dal 1963 in tutto il Brasile, dalla "Campagna di Fraternità", un'occasione per coscientizzarsi su un grande problema sociale e per cercare strade di superarlo. Quest'anno il tema è la (in)sicurezza pubblica.

Chi mastica di portoghese può scaricarsi qui il testo base. Merita. Per gli altri dirò solo che mi rincuora leggere un testo come questo e pensare che sostanzialmente vi si riconosce l'intera Conferenza episcopale del maggior paese cattolico del mondo (a volte pur di rincuorarsi ci si attacca a tutto...). Mi colpisce la profondità di analisi del fenomeno, la ricerca delle cause sociali del clima di violenza, l'attenzione ai crimini "da colletti bianchi", alcune intuizioni illuminanti (l'industria della paura, i poliziotti vittime e artefici di violenza), il rifiuto di una concezione esclusivamente vendicativa della pena. Qui ci stiamo lavorando e vogliamo continuare a lavorarci. La prima domenica di Quaresima l'omelia è cominciata con una recita ispirata alla Campagna.



Uno dei momenti forti della Quaresima qui è la Camminata penitenziale, nata una generazione fa dalle parrocchie della periferia suburbana che una volta sarebbero state definite proletarie (oggi non è cambiato nulla, solo il termine ha perso parecchio del suo appeal). In seguito ê stata avocata (e in verità un po' ingessata, come spesso succede) dalla Diocesi. Le parrocchie della Suburbana - per praticità e orgoglio - continuano con il vecchio tracciato che confluisce col nuovo a circa 3 km dalla conclusione (Santuario di Bonfim). Io ho deciso di rimanere in parrocchia a celebrare per i miei vecchi e di raggiungere la processione nel tratto finale.

Dato il sole, e la mia gigionaggine, il mio look era - mettiamola così - inconsueto: camice e stola viola d'ordinanza, borsina andina a tracolla, le mie amate ciabatte e cappello bianco simil cow-boy. Qualcuno ha trovato il coraggio di venire a confessarsi. La grande maggioranza penso mi abbia meritatamente meleggiato. Con grande discrezione, però: il popolo baiano è accogliente.


Altra novità è il giornalino parrocchiale rinnovato nel formato (A3 ripiegato) nella grafica e nei contenuti. Nonostante un'equipe ridotta e di non grande esperienza - però la lider partecipa a tutti i corsi di formazione organizzati dalla Pastorale della comunicazione diocesana - ci siamo lanciati in questa sfida. Con mille paure perché il bollettino passa da una distribuzione ad "amici e parenti" (poco più di 100 copie) alle 500 del mese scorso e alle 1000 del prossimo mese (numeri che hanno terrorizzato l'equipe). Abbiamo trovato degli inserzionisti che coprono le spese, il progetto grafico e editoriale è mio e lavoriamo per valorizzare e diffondere il lavoro delle pastorali parrocchiali. Se e quando l'equipe si allargherà passeremo ad affrontare anche veri reportage sulla realtà del bairro. Le 1000 copie sono anche l'occasione per incaricare tutti i frequentatori domenicali a farsi diffusori del giornalino e chissà che non diventi la scusa per un invito a partecipare...
Ora, come sempre, il problema non è iniziare, bensì continuare.
Dimenticavo: il tutto rigorosamente con programmi liberi (open source) sotto Linux.

La neocostituita equipe di programmazione finanziaria ha preso sul serio il suo compito e, dopo aver suggerito il rinnovamento del giornalino che è passato dall'essere una spesa a un guadagno, ha iniziato a organizzare momenti conviviali per raccogliere fondi. A volte si attraversa il mare Oceano per ritrovare le stesse cose...
Qui non abbiamo gli Alpini, ma il signor Ielson si da da fare con competenza. Ecco un'immagine della Feijoada Paroquial (appetitosa!). Probabile nuovo appuntamento i primi di maggio con una serata dedicata alle mamme.



VECCHIO DEBITO

Finalmente è arrivato il momento di pagare, con molto e imbarazzato ritardo, un debito di riconoscenza con Sofia Bianchi, una ragazza che ha fatto lo scorso anno la Prima Comunione e che, d'accordo con la famiglia, ha deciso di rinunciare a parte dei regali per sostenere una missione. Dato che avevo collaborato con il babbo Leonardo nel direttivo del Consiglio Pastorale Diocesano, la scelta era caduta su di me.

La proposta mi aveva colto di sorpresa, ma ne avevo approfittato per farmi finanziare le sedie di un salone che proprio in quel periodo la parrocchia stava riaprendo, con l'intenzione, mia, che venisse usato per gli incontri aperti alla popolazione. Dato il clima non propriamente tranquillo di queste parti ci sono molte remore a consentire l'accesso indiscriminato al Centro pastorale dove ci sono computer e altri equipaggiamenti elettronici che in Italia non farebbero gola a nessuno, ma qui...


Così un nuovo salone pensavo - e penso - rappresenta un'opportunità pastorale in più. Chiaro però che questa diventa anche una sfida a adeguare e ristrutturare il lavoro delle pastorali per sfruttare i nuovi spazi, e cambiare - a tutte le latitudini - è sempre faticoso. Quindi il decollo del salone è stato molto più lento del previsto, rimanendo inutilizzato anche mesi interi (e mettendomi in profondo imbarazzo con Sofia).

Col nuovo anno pastorale si è affacciata la Pastoral da Criança proponendo un corso di Capoeira e alcuni incontri di coordinamento con il Posto de Saude.

La vera svolta c'è stata con la decisione di formare una nuova comunità che faccia riferimento a quel salone. Scelta logisticamente criticabile (a meno di 5 minuti c'è la chiesa), ma pastoralmente necessaria per coinvolgere persone nuove dando loro un'identità che non vada a traino dei vecchi (come diceva quel Tale: vino nuovo in otri nuovi).

Un gruppo di persone ha iniziato a far visita alle famiglie e con l'occasione della festa di San José abbiamo invitato la gente al triduo (Recita e discussione sulla Campagna di fraternità, circolo biblico, Messa) e abbiamo lanciato la proposta della Messa domenicale settimanale.

Le prime rispose sono incoraggianti.



Bene Sofia, tutto questo è un po' anche merito tuo. Grazie.

Molte sono le considerazioni possibili, ad esempio che i tempi di Dio non sempre sono i nostri e che i semi non sempre germogliano subito. Pur credendoci sul serio, preferisco qui scusarmi per non essere stato capace di motivarti il senso di questa attesa e ringraziarti di nuovo. Saluta il babbo.


Martedì videocollegamento con la Parrocchia di San Piero. Qualche anno fa sarebbe stato una cosa da persone importanti, oggi, fortunatamente, le videochiamate con familiari e qualche amico sono un evento non dico quotidiano, ma quasi. Rimane, mi sembra, un gesto di amicizia e di affetto, e questo è ciò che per me davvero conta.

Fate i bravi.

Luca

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lunedì 16 febbraio 2009

Notizie ritardatarie

Ciao gente!

Prima di tutto un ringraziamento e tante scuse a chi si è fatto vivo e non ha ricevuto risposta. È un atto di villana scortesia: lo so e mi dispiace. È che ci sono periodi in cui il mio rapporto con la tastiera si deteriora e la voglia di scrivere passa. O forse passa la voglia di guardarsi dentro per scrivere qualcosa di vero. Di nuovo scusa e vi prego di non farvi scoraggiare dai miei silenzi. Sentirsi ricordato fa sempre molto piacere.

Tra le sollecitazioni che non hanno ricevuto risposta ce ne sono un paio che mi invitano ad iscrivermi a Facebook per mantenere i contatti. Due sincerità. La prima una certa diffidenza nei social network. La seconda: ho deciso di fare il salto per rimanere in contatto con i ragazzi dell'orfanato che escono. Però qui Facebook è quasi sconosciuto, mentre è diffusissimo Orkut. In attesa di strumenti che consentano alle due piattaforme di dialogare non ce la faccio proprio a mantenere due profili su due social network differenti (già duro fatica con uno). Chi mi vuole per ora mi trova su Orkut. Sorry.


Nel caso non vi spaventate: è anche in italiano.


L'afflato poetico con cui ho descritto la vita della gente del mio bairro mi è valso la pubblicazione, mutilata, dell'ultimo messaggio su Toscana Oggi. Forse qualcuno se ne è accorto. Dando il mio consenso avevo promesso a Riccardo, il mio contatto con Toscana Oggi, ingenerosi e affettuosi sfottò sulle modalità dei tagli (in effetti sono rimaste fuori le parti più divertenti e piccanti, foto comprese), ma lui é un signore e non risponde alle mie punzecchiature. Anzi ha messo sul sito di Toscana Oggi, ad uso e consumo vostro, il mio ultimo articolo sull'incontro dei missionari italiani nel Nordest brasiliano tenuto a Fortaleza e al quale ho partecipato. Ecco il link, cliccate pure:

http://www.toscanaoggi.it/notizia_3.php?IDNotizia=10891&IDCategoria=208

Per riconoscenza invito a dare un'occhiata anche al resto del sito. Grazie Riccardo.


Qui è estate e i ritmi sono ancora più rilassati. Non ho tantissime cose da raccontare.

La più bella è l'entrata in noviziato di Letícia e la prima professione di Rita, entrambe delle Stabilite nella Carità. Ho partecipato (come fotografo, sic!) alla celebrazione e sono rimasto colpito dal clima di emozione e di contentezza che si respirava. In settimana voglio andare a trovarle per rivisitare con loro questo momento.


I progetti sono diversi, ma ve ne parlerò man mano che si realizzano (se Deus quiser).

Intanto un saluto e il proposito di riprendere contatti più frequenti e affidabili.


Dal 19 al 24 qui si ferma tutto, indovinate perché? Quest'anno lascerò che la curiosità prevalga sulla titubanza e mi getterò alla scoperta della più grande festa di piazza del mondo. Se ne esco incolume vi racconto.

Fate i bravi.

Luca

ULTIM'ORA. Pessima notizia: Maria, la responsabile dell'Orfanato, è stata assaltata in casa sua ad Aguas Claras (tutt'altra zona dalla mia). Lei era fuori, hanno suonato con la scusa di chiedere dell'acqua e la signora che era in casa ha aperto, trovandosi subito davanti una pistola e un coltello. Hanno atteso il rientro di Maria e l'hanno minacciata nello stesso modo, rapinandola di tutto il denaro che aveva in casa, e che serviva per l'assistenza ad alcune famiglie bisognose. La cosa peggiore è che tutto lascia pensare che i rapinatori abbiano ricevuto informazioni o addirittura istruzioni da qualcuno che conosce bene lei e la casa: lascia un senso di diffidenza che finisce per avvelenare tutte le relazioni. Apparentemente sta bene. Da parte mia le ho passato un'offerta che mi era appena arrivata tramite don Alfonso più come partecipazione al dramma che come concreto risarcimento. Mi sembra abbia apprezzato. Grazie Carlo.

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