lunedì 18 febbraio 2008

Ubuntu, pioggia e inizio del lavoro

Salve, gente,

intanto, come si può intuire dal messaggio più "chic" (pron. "scìchi", parola che qui adorano!) qui ci siamo tecnologizzati.

Non c'è più bisogno di vagabondare per computer estranei a scrivere messaggi sul gestore di e-mail installato sulla chiavetta usb e mendicare un posto in internet point spesso sovraffollati.

Ora abbiamo una linea adsl, più un portatile che ho categoricamente, cocciutamente, ideologicamente voluto equipaggiare non con Windows bensì con Ubuntu, distribuzione sudafricana di Linux, gratuita e libera. E siccome troppa coerenza rischia di inorgoglire, abbiamo anche Skype, programma di telefonia via internet tutt'altro che libero, ma che è comunque gratis. E funziona anche bene. A volte bisogna sapersi contentare.

Oggi è venuta la prima pioggia seria, di quelle che bisogna aspettare che finiscano prima di uscire. Questo mi ha rievocato ricordi amari: in questa città la pioggia ha duramente castigato chi ha costruito il proprio ricovero sui dei dirupi con frane costate la vita a dedine di persone. Tranquilli, qui la prima altura è a un paio di chilometri. Rassicuro poi chi fosse preoccupato per le rigidità del clima che sto scrivendo questo messaggio con calzoncini corti, fruit di cotone e scalzo. I passati febbrai sampierini erano decisamente un'altra cosa.

Con la Quaresima qui è cominciato l'anno pastorale. Come sempre il tono lo dà la "Campagna di Fraternità" promossa dalla CNBB (equivalente alla CEI, i vescovi insomma) che quest'anno è sul tema della vita. Anche qui sta diventando terreno di scontro ideologico su aborto e eutanasia. Tutto il mondo è paese. Quello che apprezzo è che questi temi sono trattati in un contesto di riflessione e impegno a 360 gradi in favore della vita, compreso povertà (qui c'è il dramma dei senza casa, gente che dorme letteralmente nelle strade e nelle piazze), violenza, droga, condizioni di vita indegne nelle carceri, violenza dello Stato, esclusione sociale...

Con l'inizio dell'anno pastorale anch'io ho cominciato ad assumere la direzione della parrocchia, facendo naturalmente le prime bischerate. Triste legge della vita che si impara sempre sulla pelle degli altri. Meno male che sembrano capire. E meno male che Anna Maria, con il suo portoghese ancora più maccheronico del mio, ricuce gli errori.

Qualcuno mi ha chiesto notizie di me. Sembra banale, ma al momento sto proprio bene. Aspetto da un momento all'altro la botta di nostalgia, ma non voletemene: per ora non arriva.

Sto assumendo un altro linguaggio, che non è solo un idioma, ma un modo di pensare, di interloquire, di relazionarsi, di stare. Ho appena cominciato, ma la cosa è affascinante. È un po' come un trasloco, rimane l'essenziale, il resto cambia. E ci si rinnova.

Se voglio mettere a frutto per me e per gli altri la mia presenza qui devo fare cose che non ho mai fatto, imparare in qualche modo a essere come finora non sono stato. "É um desafio", una sfida, come dicono qui dando al termine una coloritura di entusiasmo.

Insomma, per ora la cosa funziona, Graças a Deus.

Un abbraccio e fate i bravi. Luca


P.S. Ho dovuto ridurre il numero delle persone a cui indirizzarlo con un unico invio suddividendo i gruppo perché mi attrapagliava gli invii. Forse qualcuno ha già ricevuto qualche copia della presente. Nel caso mi scuso

Condividi

mercoledì 6 febbraio 2008

Ebbene sì, è Carnevale!

5 febbraio 2008, martedì grasso.
Oi gente,

sull'incontro dei fidei donum italiani in Brasile che si è tenuto a Manaus la scorsa settimana ho già scritto un articolo per Toscana Oggi che uscirà la prossima settimana, così almeno mi ha scritto Riccardo Bigi. Lo stile è un po' più formale rispetto a quello che uso di solito per le mie lettere, ma per una volta fatevelo bastare.

Quando sabato notte (da voi sarebbe sera, ma qui diciamo notte appena fa buio) sono tornato ho trovato la città in pieno Carnevale, che era cominciato - a parte i vari "anticipi" - il pomeriggio stesso a Rio Vermelho in concomitanza con la festa di Yemanjiá, dea del mare. Per stavolta, in via del tutto eccezionale, non vi tedio con le leggende yoruba sugli orixá. Ubi maior, minor cessat.

Circa metà dell'aereo che veniva da São Paulo era pieno di ragazzotti/e supereccitati alla prospettiva di passare il Carnevale a Salvador. A quanto ho capito il programma più o meno è questo: "pular Carnaval" fino alle ore piccole (qui diciamo madrugada), alzarsi tardi al mattino, spiaggia fino al pomeriggio e poi ricominciare da capo. Ed eventualmente qualche attività extra, possibilmente di carattere erotico. Del resto chi va a sentirsi "Noite dos mascarados", celebre vecchia tradizionale canzone sul carnavale, intende bene che da queste parti il sesso spensierato è praticamente essenziale per celebrare il carnevale. Il che poi potrebbe aprire interessanti filoni di riflessione sul'’inculturazione, sui quali però è meglio sorvolare...

Anche perché mi dicono che dopo il Carnevale in città si registra un picco di gravidanze indesiderate e di malattie sessualmente trasmesse, senza contare il tripudio di herpes. Evidentemente le campagne per incitare all'uso del preservativo non sono così risolutive. Ma chissà, forse senza sarebbe anche peggio. Da parte mia sono propenso a ritenere che quando uno/a è ciucco/a di birra e caipirinhe varie gli può mancare un po' la lucidità per provvedere alla prevenzione. E forse anche la manualità necessaria!

Tanto per dare un'idea di come qui il Carnevale sia una cosa tremendamente seria, oggi - martedì grasso - è festivo. Infatti, ma non solo oggi, in giro per il bairro c'è pochissima gente: o sono al Carnevale in centro, e giustamente quando tornano a casa stanno zitti e buoni a letto per riprendersi, oppure, approfittando del ponte, sono nell'interior a visitare i parenti.

Carnevale soteropolitano (non fate la faccia strana, qui si dice proprio cosí, e con orgoglio. Per chi non è avvezzo al greco "sotèr" significa salvatore e "pòlis" città , quindi...):
Piccolo dizionario delle parole indispensabili

PULAR: il Carnevale qui si "pula". Letteralmente mi sembra di aver capito che significhi "saltare". Viene usato anche in senso figurato: la fila, la scuola, ecc., ma in questo caso l'accezione è proprio letterale. Già questo dà un'idea dell'atteggiamento da tenere nei confronti della manifestazione, che non è esattamente quello di contemplazione distaccata e cogitativa. Vale anche in questo caso il proverbio popolare che João Gilberto ha ripreso nel suo Samba da minha terra: "Quem não gosta de samba, bom sujeito não é: é ruim na cabeza ou é doente de pé". Traduzione libera: chi non ama il ballo ha dei problemi: o ha la testa bacata o ha il piede che non funziona.

AFOXÉ: società carnevalesca negra. Le associazioni di neri sono sempre state viste come una minaccia sovversiva, dal sistema bianco naturalmente. Anche in tempi recenti sono osteggiate con l'accusa di praticare in questo modo il razzismo, il che in questa società fortemente discriminatoria sarebbe anche comico, se non fosse grottesco. Comunque gli spazi legali che i negri si sono piano piano conquistati sono stati: all'inizio le confraternite religiose (Irmandades), poi, a metà del secolo scorso, gli Afoxé. Infine è venuta la legalizzazione piena dei terreiros di Candomblé. Il più celebre degli afoxé è senz'altro i "Filhos de Gandhy", nome scelto all'epoca per rassicurare l'establishment che questa associazione, nata tra i portuali di Salvador, non aveva intenzione di diventare strumento di lotta violenta per la sovversione della società. Mi dicono che sono rispettati e stimati da tutti. Ne fa parte anche Gilberto Gil, compositore, cantante e ministro federale della cultura nei due governi Lula. Quando arriva l'onda bianca dei "guerrieri di pace" (ho sentito parlare di sfilate di 20.000 persone nel carnevale) le tensioni si acquietano e torna la pace. Una specie di Alpini, solo su scala decisamente più impegnativa. Prima di uscire si radunano (mi sembra a Libertade) e offrono il padé a Exú (ve lo spiego un'altra volta). E poi, suonando i ritmi tradizionali del Candomblé, entrano nel Carnevale, rappresentando un elemento di equilibrio nella "folía".


REI MOMO: il bello del Carnevale è il capovolgimento delle regole: si fa quello che di solito non va fatto. La trasposizione sociale di questo assunto è la nomina di un negro a Re del carnevale, con relativa cerimonia nella quale il prefetto (da noi corrisponde al sindaco) gli consegna le chiavi della città in un ribaltamento simbolico di ruoli. Tradizionalmente la figura del Rei Momo è quella di un negrone gioviale di oltre 120 chili e qui viene scelta con regolare concorso pubblico. Quest'anno qualcosa si è attrapagliato, il concorso è stato celebrato in ritardo con scarsa partecipazione e poi annullato. Un'altra entità allora ha supplito scegliendo però un vecchietto arzillo di una cinquantina di chili, nello sconcerto generale. Carte bollate e tribunali. Poi sono partito per Manaus e ho perso le notizie. Sono tornato e ho visto in televisione quel velhinho con una corona sul capo che mostrava passi di samba. Mah!

TRIO ELÉTRICO: invenzione che solo due baiani - Dodó e Osmar - potevano fare, guadagnandosi così un monumento in piazza Castro Alves, dove si può assistere a uno dei più bei tramonti della Bahia, ma soprattutto dove parte il primo circuito carnevalesco della città, quello di Campo Grande, cui poi si è aggiunto quello da Barra a Ondina, sull'oceano, e quello del Pelourinho, dove però i trios non passano.
Si tratta di poderosi camion che trascinano enormi bilici sui quali, a 3-4 o anche 5 metri di altezza, sono montati dei palchi dove gli artisti si esibiscono. Sotto i palchi una batteria di amplificatori che potrebbe tranquillamente sonorizzare uno stadio. Ogni artista (più o meno) ha il suo, seguito dal suo "bloco".


BLOCOS: dietro al trio ci sono degli inservienti che reggono le funi che delimitano il bloco di fans che si riconoscono da una maglietta particolare acquistata anche a caro prezzo, dipende dalla popolarità dell'artista. Ivete (Sangalo, ma qui non c'è bisogno di specificare), la mia preferita, è tra le più care. Questa dà il diritto di seguire da vicino il trio e di ricevere le attenzioni dell'idolo. E forse anche di sentirsi parte di una tribù.


CAMAROTES: chi, come me, non se la sente di pular dietro a un trio elétrico può godersi comodamente - pagando, s'intende - lo spettacolo da dei palchi montati per l'occasione lungo il circuito. Sembra che Casa d'Italia, sede del vice-consolato d'Italia, ne ospiti uno dei migliori. È anche il modo per vedere tutti gli artisti, naturalmente per quel pezzettino dello show di ciascuno che succede lì davanti.


PIPOCA: letteralmente pop corn. Chi non ha i soldi per il bloco o il camarote - cioè la maggioranza - "faz pipoca", cioè si aggira per il circuito senza la comodità dei camarotes né la prossimità all'artista dei blocos ma godendo della musica, dell'atmosfera di festa e delle generose opportunità relazionali di cui al terzo paragrafo.

AXÉ: è la musica regina del Carnevale. Ritmi derivati dalla tradizione africana, energia, livelli sonori da danneggiamento del timpano. Ivete, Daniela, Carlinhos, i Timbalada, gli Ara Ketu, Margareth, gli Olodum sono alcuni degli artisti più rappresentativi. Ma ci sono anche gruppi più pop tipo Chiclete com banana, Babado novo e addirittura da quest'anno gruppi di forró, il country de noartri. Purtroppo è arrivata anche la tecno.

Devo confessare con un po' di tristezza che, nonostante questo sfoggio di erudizione e tutti i miei proclami, in realtà quest'anno sono rimasto in casa e il Carnevale l'ho guardato alla televisione. Mi sono sentito impreparato ad affrontare la "folía". L'anno prossimo, se Deus quiser.

A proposito di televisione: piatto forte della programmazione di Rede Globo sono le sfilate delle scuole di Samba di Rio nel mitico sambodromo. Da voi arrivano quasi solo le immagini delle mulatte col "fio dental" e le poppe di fuori. Che però sono un'esiguissima minoranza, a dire il vero messa in bella evidenza. In realtà ogni scuola di samba viene da una favela di Rio e coinvolge per l'occasione sui 3500 ballerini/e divisi in 30-35 "alas" con costumi fantasmagorici, sfila con 6-8 carri allegorici e una batteria di qualche centinaio di percussionisti. Sceglie un tema che fa da filo conduttore e compone un "samba de enredo" originale. Un vero spettacolo. Anche se io preferisco Salvador dove la gente stessa è parte costitutiva dello spettacolo.
Anche Olinda, nel Pernambuco, ha un bel Carnavale, ma su quello non sono preparato.

Domani, implacabile, la Quaresima. Ma, a quanto ho sentito dire, sono pochi quelli che si fanno intimidire.

Io sono tra quelli.

Abraço. Luca

Condividi